50 anni di Caritas
 
Cinquant’anni fa, il 2 luglio 1971, la nascita della Caritas avveniva negli stessi anni in cui veniva pubblicato il documento di base della catechesi, promulgato il nuovo Messale romano, approvata la traduzione italiana della Bibbia, ecc. Tutte scelte legate al Concilio Vaticano II, che hanno caratterizzato il cammino della Chiesa italiana  – soprattutto con gli approfondimenti legati ai piani pastorali decennali – e che tuttora in modo rinnovato devono qualificarlo.
 
Questa ricorrenza cade in un momento caratterizzato dalla pandemia, che, oltre a metterci tutti a dura prova, sta davvero cambiando il mondo e accelerando quel cambio d’epoca, più volte segnalato da papa Francesco, in cui ci troviamo anche specificamente come Chiesa italiana, pure se ne vediamo con fatica i contorni.
 
Papa Francesco ci ha fornito una bussola: il suo discorso alla Chiesa italiana di 6 anni fa a Firenze, in cui soprattutto riproponeva con forza due impegni decisivi per la Chiesa e per la Caritas: «l’inclusione sociale dei poveri, che hanno un posto privilegiato nel popolo di Dio, e la capacità di incontro e di dialogo per favorire l’amicizia sociale nel vostro Paese, cercando il bene comune». Di recente è tornato ad indicare anche lo strumento per attuare oggi il Concilio in questo cambio di epoca: il sinodo della Chiesa italiana: «Nel Convegno di Firenze c’è proprio l’intuizione della strada da fare in questo Sinodo. Adesso, riprenderlo: è il momento. E incominciare a camminare». Come la Caritas si inserirà nel cammino sinodale? Come contribuirà a delinearlo e poi ad attuarlo in sinergia con le altre dimensioni pastorali della Chiesa? 
 
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