“I poveri li avrete sempre con voi“, in questa frase e in molti altri passaggi, i Vangeli ci trasmettono il dovere dei cristiani di non dimenticarsi mai dei poveri, di vedere in loro una speciale presenza di Cristo. “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me“. Il povero è il Tabernacolo di Dio.
La Chiesa deve andare fuori dalle mura: i poveri parlano; se stiamo troppo a distanza, non riusciremo mai ad ascoltarli.
Ci sono coloro che sono oppressi da tante schiavitù, e sbattuti fuori dalla “porta”; ci sono i profughi, esiliati sotto gli occhi di nazioni paurose e vili; ci sono quelli che vivono rinsecchiti dalla fame su terre di morte; quelli che tendono il cuore per mendicare un boccone di amore e quelli incollati per sempre alla miseria.
Per la chiesa i poveri sono un vero e proprio “Luogo teologico“, condizione non facoltativa per incontrare Cristo ed essergli fedeli. Una Chiesa che non accogliesse i poveri e non ricercasse strade di povertà sarebbe una “povera Chiesa“.
Ogni giorno di più si constata che anche nel territorio della Tuscia ci sono tante povertà, vecchie e nuove, aumentano sempre di più i poveri. Si tratta di persone che conducono – per diversi motivi – una vita al limite della sofferenza, del disagio esistenziale, della separatezza, della violazione – talvolta- dei diritti umani e costituzionali. Si tratta di persone che chiedono solidarietà, amicizia, accoglienza, partecipazione alla loro avventura umana.