In un mondo che è andato in vacanza per un po’ di tempo e ha chiuso le serrande addormentandosi esiste un’organizzazione che in ferie non va mai ovvero la mensa della Caritas.
La fame è un bene fisiologico primario che non passa tappandosi le orecchie o pensando ad altro e la sicurezza che esista un posto dove si possa continuare ad andare nonostante il momento critico di difficoltà è un’ancora di salvezza per le persone, passando il termine, “dimenticate dalla società”
La quarantena, infatti, se per alcuni può essere vissuta come momento di riposo o che non comporta problemi per altri non è vissuta allo stesso modo. Molti di coloro che vengono alla mensa o usufruiscono dei servizi Caritas non hanno una casa o una famiglia con cui passare questi momenti e non hanno di certo sempre un piatto caldo pronto sul tavolo da condividere in armonia con parenti o amici.
Ecco perché noi del progetto co-housing, io Carla, Rick e Adama abbiamo accolto con enorme piacere la possibilità di partecipare come aiutanti volontari al servizio mensa. Oltre ad essere per noi un momento quasi di svago dalla routine di quarantena forzata è anche un modo per dare un contributo, seppur minimo, a queste persone che non hanno le nostre stesse fortune.
Muniti di guanti e mascherina prepariamo le pietanze che vengono distribuite poi da altri addetti ai tavoli. La cucina è gestita dall’occhio vigile di Valeria che oltre a cucinare si adopera anche a consegnare cibo a chi non può entrare alla mensa.
Col passare dei giorni è bello scoprire anche qualche storia di persone abituali o strane manie come quella di un professore che adora gli si mettano da parte i culetti della baguette o una signora che vuole la pizza sempre con le verdure.
In conclusione credo che il servizio alla mensa oltre ad essere fondamentale è anche arricchente personalmente e sono felice di potervi continuare a collaborare.